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venerdì 16 settembre 2016

La "grattachecca"

La grattachecca
Come si fa a rinfrescarsi nelle afose serate romane come questa di oggi? Ho una gran voglia di andare lungotevere a mangiare una gratta checca. Decido, allora, di chiamare Walter che, oltre ad essere uno dei più cari amici che ho qui a Roma è anche un bis collega, archeologo e neo guida turistica. lo conosco da una vita e con lui ci si diverte sempre molto, è un vero comico. Appena lo chiamo mi dice subito di sì e decidiamo di incontrarci presso il ponte Cestio dove c'è il chiosco di Sora Mirella che è da lì dal 1915 ed è il secondo più vecchio di Roma (l'altro è alla fonte d'oro che fu aperto nel 1912). Io, fedele alla tradizione di questo luogo decido di prendere una grattachecca al limone mentre Walter quella all'amarena. La mia è deliziosa e anche Walter per la sua ha il mio stesso pensiero. Ci mettiamo seduti sui muraglioni del lungotevere con le gambe penzoloni e incominciamo a ridere e a sorseggiare questa bevanda fantastica guardando il Tevere che placido scorre.
Io, da aquilana, non so cosa sia la grattachecca ed incuriosita, chiedo al mio amico di raccontarmi la storia di questa bevanda rinfrescante e lui mi svela che risale al periodo in cui non c'erano né freezer né frigoriferi e così per mantenere freschi gli alimenti venivano utilizzati grossi blocchi di ghiaccio detti "checca". In diversi chioschi romani ancora si gratta il ghiaccio come si faceva un tempo e come ha fatto il chiosco dove abbiamo preso le nostre. Il ghiaccio viene grattato con un raschietto e messo dentro un bicchiere dove manualmente viene schiacciato e poi si aggiunge lo sciroppo del gusto scelto.
Walter mi dice che La grattachecca fa la sua comparsa a Roma nel 1891 quando ci fu l'estate più calda di quel secolo e i primi chioschi nascono nei quartieri di Trastevere e sono per l'epoca la versione popolare e più economica del dessert da passeggio, in contrapposizione ai costosi gelati, destinati ad una clientela formata da piccola e alta borghesia.
La sua origine in realtà bisogna ricercarla, come sempre, tra le aride montagne abruzzesi. Se non ci fossero stati gli abruzzesi Roma cosa sarebbe stata? Mah! All'epoca in molti borghi abruzzesi soprattutto tra Secinaro e Opi era comune il mestiere di neviero. Si saliv apiedia in cima alle montagne dove c'erano ancora i ghiacciai, si tagliava un blocco di ghiaccio, lo si riportava a valle a dorso di un asino, lo si caricava su un carro, e coperto da un alto strato di paglia isolante, lo si portava nelle grandi città vicine.
Ancora oggi è possibile visitare il luogo dove i nevieri tagliavano grossi i grossi blocchi di ghiaccio. La neviera si conserva ancora nei pressi di Secinaro. la passeggiata è un po' impegnativa ma in compagnia di alcune guide del posto ci potete arrivare facilmente. .
L'economia di questi paesi era proprio sostenuta da questa attività. Con il passare del tempo alcuni cavatori di ghiaccio hanno iniziato a vendere nella Capitale questo prodotto, che avuto un grande successo.
Quanti chioschi ci sono ancora a Roma dove poter gustare una buona grattachecca? Walter mi dice che ce ne sono almeno 9. I primi due li abbiamo già citati poi c'è quello a piazza Buenos Aires, che essendo vicino casa avevo già assaggiato e devo dire che è veramente buono, poi c'è quello di Fatamorgana in via Roma libera 11, poi c'è il chiosco di Testaccio in via G. Branca , poi c'è Sora Maria in via trionfale nel quartiere Prati angolo con via Talesio, poi Sora Lella in via Porta cavalleggeri, er chioschetto in via magna Grecia, l'urto in via del porto fluviale.
Quindi cari amici non vi resta che andare a passeggio sorseggiando questa bevanda e l'estate vi sembrerà meno afosa di quella che in realtà è. E se decidete di andare ad uno di quelli posti lungotevere, vi farà compagnia il biondo fiume e le cupole della città eterna che comunque vi regalano sempre uno spettacolo mozzafiato.
Ciao al prossimo post!


















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