La grattachecca
Come si fa a rinfrescarsi nelle afose
serate romane come questa di oggi? Ho una gran voglia di andare lungotevere a
mangiare una gratta checca. Decido, allora, di chiamare Walter che, oltre ad
essere uno dei più cari amici che ho qui a Roma è anche un bis collega,
archeologo e neo guida turistica. lo conosco da una vita e con lui ci si
diverte sempre molto, è un vero comico. Appena lo chiamo mi dice subito di sì e
decidiamo di incontrarci presso il ponte Cestio dove c'è il chiosco di Sora
Mirella che è da lì dal 1915 ed è il secondo più vecchio di Roma (l'altro è
alla fonte d'oro che fu aperto nel 1912). Io, fedele alla tradizione di questo
luogo decido di prendere una grattachecca al limone mentre Walter quella
all'amarena. La mia è deliziosa e anche Walter per la sua ha il mio stesso
pensiero. Ci mettiamo seduti sui muraglioni del lungotevere con le gambe penzoloni
e incominciamo a ridere e a sorseggiare questa bevanda fantastica guardando il
Tevere che placido scorre.
Io, da aquilana, non so cosa sia la
grattachecca ed incuriosita, chiedo al mio amico di raccontarmi la storia di
questa bevanda rinfrescante e lui mi svela che risale al periodo in cui non
c'erano né freezer né frigoriferi e così per mantenere freschi gli alimenti
venivano utilizzati grossi blocchi di ghiaccio detti "checca". In
diversi chioschi romani ancora si gratta il ghiaccio come si faceva un tempo e
come ha fatto il chiosco dove abbiamo preso le nostre. Il ghiaccio viene
grattato con un raschietto e messo dentro un bicchiere dove manualmente viene
schiacciato e poi si aggiunge lo sciroppo del gusto scelto.
Walter mi dice che La grattachecca
fa la sua comparsa a Roma nel 1891 quando ci fu l'estate più calda di quel secolo
e i primi chioschi nascono nei quartieri di Trastevere e sono per l'epoca la
versione popolare e più economica del dessert da passeggio, in contrapposizione
ai costosi gelati, destinati ad una clientela formata da piccola e alta
borghesia.
La sua origine in realtà bisogna
ricercarla, come sempre, tra le aride montagne abruzzesi. Se non ci fossero
stati gli abruzzesi Roma cosa sarebbe stata? Mah! All'epoca in molti borghi
abruzzesi soprattutto tra Secinaro e Opi era comune il mestiere di neviero. Si saliv
apiedia in cima alle montagne dove c'erano ancora i ghiacciai, si tagliava un
blocco di ghiaccio, lo si riportava a valle a dorso di un asino, lo si caricava
su un carro, e coperto da un alto strato di paglia isolante, lo si portava
nelle grandi città vicine.
Ancora oggi è possibile visitare il
luogo dove i nevieri tagliavano grossi i grossi blocchi di ghiaccio. La neviera
si conserva ancora nei pressi di Secinaro. la passeggiata è un po' impegnativa
ma in compagnia di alcune guide del posto ci potete arrivare facilmente. .
L'economia di questi paesi era
proprio sostenuta da questa attività. Con il passare del tempo alcuni cavatori
di ghiaccio hanno iniziato a vendere nella Capitale questo prodotto, che avuto
un grande successo.
Quanti chioschi ci sono ancora a
Roma dove poter gustare una buona grattachecca? Walter mi dice che ce ne sono
almeno 9. I primi due li abbiamo già citati poi c'è quello a piazza Buenos
Aires, che essendo vicino casa avevo già assaggiato e devo dire che è veramente
buono, poi c'è quello di Fatamorgana in via Roma libera 11, poi c'è il chiosco
di Testaccio in via G. Branca , poi c'è Sora Maria in via trionfale nel
quartiere Prati angolo con via Talesio, poi Sora Lella in via Porta
cavalleggeri, er chioschetto in via magna Grecia, l'urto in via del porto
fluviale.
Quindi cari amici non vi resta che
andare a passeggio sorseggiando questa bevanda e l'estate vi sembrerà meno
afosa di quella che in realtà è. E se decidete di andare ad uno di quelli posti
lungotevere, vi farà compagnia il biondo fiume e le cupole della città eterna
che comunque vi regalano sempre uno spettacolo mozzafiato.
Ciao al prossimo post!