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lunedì 28 settembre 2015

Aspettando il Giubileo della Misericordia


Aspettando il Giubileo della Misericordia

Breve storia del Giubileo





Nella tradizione cattolica il Giubileo è un grande evento religioso. E’ l’anno della remissione dei peccati e delle pene per i peccati, è l’anno della riconciliazione tra i contendenti della conversione e della penitenza sacramentale. Le sue origini si ricollegano all’Antico Testamento. La legge di Mosè aveva fissato per il popolo ebraico un anno particolare: “Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel Paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un Giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia. Il cinquantesimo anno sarà un giubileo; non farete né semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé: Ne farete la vendemmia delle vigne non potate. Poiché è il giubileo, esso vi sarà sacro; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi. In questo anno del giubileo, ciascuno tornerà in possesso del suo” (Libro del Levitico). La tromba con cui si annunciava questo anno particolare era un corno di ariete che in ebraico si dice “Yobel”, da cui deriva la parola Giubileo. La celebrazione di quest’anno comportava tra l’altro, la restituzione delle terre agli antichi proprietari, la remissione dei debiti, la liberazione degli schiavi e il riposo della terra. Ne Nuovo Testamento Gesù si presenta come colui che porta l’Antico Giubileo, essendo venuto a predicare l’anno di grazia del Signore (Isaia).
La storia della Chiesa degli ultimi sette secoli è costellata di Anni Santi: ordinari e straordinari. Quelli ordinari sono legati a scadenze prestabilite. I secondi invece sono stati indetti in occasione di eventi particolari, per ottenere un aiuto divino in momenti difficili della Chiesa o in occasioni solenni, a partire dal XVI secolo.







Il primo Giubileo ordinario fu indetto nel 1300 da Papa Bonifacio VIII della nobile famiglia dei Caetani con la Bolla “Antiquorum Habet Fida Relatio”. Ne fu remota l’ondata di spiritualità, di perdono, di fratellanza che si stava diffondendo in tutta la cristianità in contrapposizione agli odi e alle violenze dominanti in quell’epoca. L’occasione immediata è da riallacciare alla voce, iniziata a circolare nel dicembre del 1299, secondo la quale nell’Anno Santo, i visitatori della Basilica di San Pietro avrebbero ricevuto una “pienissima remissione dei peccati”. L’enorme afflusso di pellegrini a Roma indusse Bonifacio VIII a concedere l’indulgenza per tutto il 1300 e in futuro ogni cento anni. Tra i pellegrini di questo primo Giubileo vanno ricordati: Dante Alighieri, Cimabue e Giotto, Carlo di Valois fratello del re di Francia e sua moglie Caterina. 
Il papa Clemente VI nel 1350 con la Bolla “Unigenitus Dei Filius” fissò che il Giubileo si celebrasse ogni cinquant’anni. Nel 1475 il papa Sisto IV stabilì, per permettere ad ogni generazione di vivere almeno un anno santo, che il Giubileo ordinario fosse cadenzato ogni venticinque anni.
I Giubilei straordinari sono stati indetti in occasione di eventi particolari, per ottenere un aiuto divino in momenti difficili della Chiesa o in occasioni solenni, a partire dal XVI secolo. Celebrati per oltre una novantina di volte nel corso del tempo e di durata variabile. Sono Giubilei straordinari l’Anno Santo del 1933 indetto da Pio IX per celebrare il XIX centenario della redenzione, e quello del 1983 indetto da Giovanni Paolo II per il 1950 anni della redenzione e quello che ci prestiamo a celebrare voluto da Papa Francesco a partire dall’8 dicembre di quest’anno. L’Apertura avverrà in occasione del cinquantesimo anno della chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II nel 1965 e acquista per questo un significato particolare spingendo la Chiesa a continuare l’opera iniziata all’epoca.
PER CELEBRARE QUESTO STRAORDINARIO EVENTO HO PREPARATO UNA SERIE DI ITINERARI STORICO-RELIGIOSI ESTREMAMENTE INTERESSANTI SIA PER QUELLO CHE INSIEME ANDREMO A VISITARE SIA PER I COSTI!!!!





mercoledì 10 giugno 2015

SANTO STEFANO DI SESSANIO

Nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga a 1.200 m sorge Il borgo di S. Stefano di Sessanio che è forse il più suggestivo dell´intero Parco.

Il borgo è considerato tra i più belli d´Abruzzo per i valori ambientali, per il decoro architettonico e per l´omogeneità stilistica.

Il nome Sessanio forse deriva da una corruzione di Sextantio, piccolo insediamento romano situato nei pressi dell´attuale abitato, probabilmente distante sei miglia da un più importante pagus (villaggio) romano.

Sulla porta d´ingresso svetta lo stemma della Signoria di Firenze, che su queste montagne ha lasciato un granello - ma quanto prezioso - della sua raffinata civiltà. Pur non esistendo vere e proprie mura di difesa, il borgo è contornato da edifici senza soluzione di continuità che ebbero la funzione di case-mura, come mostrano anche le rare e piccole finestre.

Percorrendo le tortuose stradine si ammirano abitazioni quattrocentesche, tra cui la Casa del Capitano, e la Torre risalente al Trecento, dalla cui sommità si apre allo sguardo un panorama incantevole che abbraccia le valli del Tirino e dell´Aterno e si spinge sino ai fondali della catena del Sirente e della Maiella. Le prime notizie documentate relative al territorio di Santo Stefano si hanno nel 760, quando il re longobardo Desiderio donò Carapelle Calvisio al monastero di S. Vincenzo al Volturno. Nel 1474 sotto gli Aragonesi, l'abolizione della tassa sugli animali e il riordino dei pascoli di Puglia consentono un forte sviluppo della pastorizia e della transumanza al punto che in quell'anno Santo Stefano di Sessanio, Calascio, Rocca Calascio e Carapelle hanno nella dogana di Puglia ben 94.070 pecore.

Costanza, figlia unica di Innico Piccolomini, cede la Baronia di Carapelle Calvisio a Francesco I de' Medici Granduca di Toscana. Ai Medici, dal 1579, queste terre apparterranno fino al 1743. In questo periodo Santo Stefano raggiunge il massimo splendore come base operativa della Signoria di Firenze per il fiorente commercio della lana "carfagna", qui prodotta e poi lavorata in Toscana e venduta in tutta Europa. Nel XIX secolo con l'unità d'Italia e la privatizzazione delle terre del Tavoliere delle Puglie ha termine l'attività millenaria della transumanza e inizia un processo di decadenza del borgo che vede fortemente ridotta la popolazione a causa del fenomeno dell'emigrazione. Nel XXI secolo l'antico borgo sta avendo una rinascita, grazie al turismo.





martedì 26 maggio 2015

VIA GIULIA


È il lungo rettifilo promosso da papa Giulio II della Rovere nel 1508, realizzato per collegare la chiesa di San Giovanni dei Fiorentini a Ponte Sisto e quindi, mediante il quale, il centro della città con Trastevere ed il Vaticano, creando un percorso alternativo a via della Lungara.
Via giulia rientra nel primo tratto nel rione Ponte e, nel secondo, e nel secondo, quello cioè più prossimo, a ponte Sisto, nel rione Regola. La ricostruzione del ponte voluta da Papa Sisto IV in occasione del Giubileo del 1475, testimonia il vivacissimo momento culturale che la città viveva alla fine del secolo. Nel tessuto urbano sviluppatosi entro l’ansa sinistra del Tevere vennero tracciati o ricostruiti gli assi di collegamento fra i grandi nodi amministrativi e religiosi fra i quali via Giulia assunse un ruolo di primo piano come perno della riorganizzazione urbana voluta da Giulio II: il ponte, edificato sulle spoglie di un più antico ponte romano, e la nuova strada garantivano un doppio importantissimo legame fra il Vaticano ed il centro della città, punti obbligati di incontri e luoghi ferventi di vita. Via Giulia rappresentava il collegamento diretto con il “Quartiere dei Banchi”. Papa Giulio II volle accrescere ancora di più il ruolo di fulcro urbano di via Giulia facendovi erigere il maestoso palazzo dei Tribunali della Curia. I lavori rimasti incompiuti, furono affidati al Bramante nel 1508. Su via Giulia, che ancora oggi è una delle strade più eleganti della Capitale, i membri di aristocratiche famiglie fecero edificare le proprie prestigiose residenze. Sotto il Papa Leone X si diede l’avvio alla costruzione della chiesa di San Giovanni dei Fiorentini e qualche anno dopo Papa Paolo III fece aprire via Paola, creando così definitivamente il collegamento con Piazza di Ponte.
La prima significativa fabbrica, posta proprio all’inizio della strada e raccordata alla stessa dalla piccola piazza dell’Oro è la chiesa dei fiorentini residenti a Roma intitolata a San Giovanni Battista. Esistente fin dal XI secolo con il titolo di San Pantaleo, alla fine del quattrocento la chiesa fu concessa alla Compagnia della Pietà che, nel 1508, ottenne da Giulio II il permesso di edificare un nuovo tempio. Undici anni dopo Jacopo Sansovino vinse il concorso bandito per la costruzione, salvo essere sostituito subito dopo da Antonio da Sangallo il Giovane. Dopo una prima interruzione i due architetti ripresero insieme i lavori, per poi bloccarsi nuovamente a causa del sacco di Roma del 1527. Fu solo alla fine del cinquecento che la costruzione potè continuare sotto la direzione di Giacomo della Porta che, seguendo il disegno sangallesco, mise a punto le navate interne. Ai primi del secolo successivo subentrò Carlo Maderno, autore del transetto, della volta interna a botte e della cupola stretta e lunga chiamata dal popolo “confetto succhiato”. La facciata fu realizzata nel 1734 da Alessandro Galilei. All’interno si dispiega una vera e propria antologia dell’arte romana, fra cui spiccano i nomi del Bernini, Algardi e Borromini. Più in là, sempre lungo questa via al numero 82 si incontra una delle più importanti costruzioni dell’edilizia rinascimentale caratterizzata da finestre arcuate in travertino e da tracce dell’antica decorazione pittorica della facciata. Al n. 79 c’è Palazzo Medici Clarelli, detto anche del console di Firenze, realizzato da Antonio da Sangallo il Giovane nella prima metà del cinquecento. Al n. 66 c’è palazzo Sacchetti iniziato anch’esso da Sangallo come propria residenza e poi venduto dal figlio Orazio al cardinale Giovanni Ricci da Montepulciano. Dopo questo palazzo si giunge presso la chiesa di Santa Maria del Suffragio, opera seicentesca di Carlo Rainaldi, era la sede della Arciconfraternita omonima che si occupava delle opere pie in suffragio dei defunti). Svoltando invia del Gonfalone verso il lungotevere, al n. 29 si trova l’Oratorio del Gonfalone, legato all’omonima Confraternita, dedita all’assistenza dei malati e dei bisognosi. Eretto alla metà del cinquecento sull’antica chiesa di santa Lucia in Xenodochio, il piccolo edificio conserva all’interno un ciclo pittorico ascrivibile a vari artisti, che rappresentano un punto nodale del Manierismo a Roma. Si giunge da qui alle Carceri Nuove al n. 52, commissionate alla metà del seicento da papa Innocenzo X ad Antonio Del Grande, in sostituzione di quelle di Tor di Nona e della Corte Savella, fiancheggiate dalla facciata ottocentesca del palazzo delle Prigioni, opera di Giuseppe Valadier. Dopo l’incorocio con via dei Banchi Vecchi  s’incontra la Casa della Confraternita delle Piaghe di Cristo, che ingloba la seicentesca chiesa di San Filippo Neri, restaurata nel 1728 da Filippo Raguzzini, poi al n. 38 si incontra la chiesa di Santo Spirito dei Napoletani, riedificata dall’omonima confraternita nel 1584 sulle spoglie della chiesa di Sant’Aurea. Dopo il palazzo del Collegio Spagnolo, al n. 151, si trova la Chiesa di Santa Caterina da Siena, eretta da Paolo Posi nel 1762. Più avanti c’è uno dei tratti più suggestivi della via caratterizzato dalla presenza di un arco che unisce palazzo Farnese ai cosiddetti camerini farnesiani . Prima di giungere nei pressi dell’arco c’è palazzo Falconieri la cui facciata è opera del Borrimini. Accanto a questo palazzo si erge la chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte  realizzata da Ferdinando Fuga nel 1737. La confraternita si occupava di dare degna sepoltura ai morti abbandonati e di suffragarne l’anima con attività di preghiera . Via giulia termina in piazza San Vincenzo Pallotti che si apre in corrispondenza della struttura quattrocentesca di Ponte Sisto.


lunedì 27 aprile 2015

PIAZZA FIAMMETTA

Lungo Via dei Coronari c'è una piazza " Piazza Fiammetta". Questa piazza si chiama così da Fiammetta Michealis.

Fiammetta fu una famosa cortigiana romana che in questa zona possedeva due case, una proprio lungo Via dei Coronari e l'altra in questa piazza che è a lei dedicata sin dal XVII secolo ed è una delle pochissime, se non l'unica piazza al mondo dedicata ad una rappresentante del mondo delle "cortigiane oneste". La casa di Fiammetta è uno squisito esempio, per quanto in gran parte ricostruita, di architettura civile del primo rinascimento. Fiammetta, fu una donna ricca per i suoi tempi. Nacque a Firenze nel 1465 e si trasferì a Roma insieme alla mamma dopo la morte del padre avvenuta nel 1479. Qui divenne da principio l'amante dì Niccolo Ammannati e poi di Cesare Borgia. Lei faceva parte delle "cortigiane oneste", cortigiane di alta classe, importanti figure del tempo e molte delle quali vivevano in questa zona della città. All'epoca le prostitute si dividevano in diverse categorie: "le cortigiane da lume o da candela" di bassa condizione; quelle"da gelosia è da impannata" che attiravano i clienti dalla finestra; e quelle definite "domenicali" che praticavano il mestiere solo di domenica.

Su tutte spiccavano le "cortigiane oneste", cioè le meritrici particolarmente agiate, dotate di una certa cultura, una di queste donne era Fiammetta Michealis a cui è dedicata questa piazza nel cuore di Roma.






























sabato 25 aprile 2015

VIA DEI CORONARI

Voglio iniziare le mie passeggiate romane con Via dei Coronari che si trova vicino alla celeberrima Piazza Navona: la via è il primo asse stradale rettilineo aperto nella città medievale da papa Sisto IV per il giubileo del 1475 delineato tra il rione Ponte ed il Vaticano.
Via dei Coronari ricalca il tracciato terminale dell'antica via recta, era una delle tre strade che si diramavano dal l'antica piazza di Ponte o Trivium Mensiariorum, luogo di mercati e di esecuzioni capitali, ed arrivava fino alla centralissima piazza Colonna. oggi la via è incastonata nel suggestivo spazio urbano che si svolge attorno alla celebre piazza Navona. Il suo nome trae origine dai numerosi negozi che vendevano le corone ed oggetti religiosi, detti anche paternostrari. la strada conserva pressoché intatta la dimensione quattrocentesca. Sono numerosi i palazzi interessanti che si affacciano su di essa tra cui possiamo ricordare: Palazzo  Grossi Grondi, Casa Lucci Mancini, casa della confraternita di Santa Maria dell'Orto, casa del Salvatore, Palazzetto Bonaventura. sulle facciate di questi palazzi ci sono dipinte numerose edicole sacre. Ma in una piazzetta dietro questa via c'è la casa della piú celebre cortigiana romana....


Nell'antichità via dei Coronari era all'interno della Regio IX che occupava un'area di 1, 71 km quadrati. la sua superficie incideva con un'ansa della Tevere esterna alla città più antica, a monte del Campidoglio.Era delimitata a sud dal percorso che riproponeva in parte quello delle mura servirne lungo il limite occidentale del colle capitolino, a nord dalle mura Aureliano a ovest dal fiume, a est dal tracciato della via Lata e comprendeva al suo interno il Campo Marzio.
All'interno della Roio sono ancora visibili importanti monumenti e aree archeologiche quali il mausoleo di Augusto, la colonna di Marco Aurelio, lo Stadio di Domiziano, il Pantheon e le vicine terme di Agrippa, l'area sacra di Largo Argentina, il teatro di Pompeo, il teatro di Marcello con dietro i templi di Apollo e Bellona e la porti un Octaviae. molte strade di oggi coincidono con quelle antiche: la via Lata oggi è via del Corso, anche l'asse nord-sud di via della Scrofa- via di Ripetta, quello est-ovest di vicolo del Curato- via dei Coronari- via delle Coppelle- via della Colonna e quelli paralleli al Tevere di via dei Banchi Vecchi- via di Monserrato- via di San Paolo alla Regola e via dei Giubbonari- via del Portico d'Ottavia costituiscono i più importanti percorsi viari dell'età antica nella zona.